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Risparmiare per il lungo termine? Prova il fai da te OF OSSERVATORIO FINANZIARIO

SOMMARIO

Accumulare un capitale nel lungo termine. Per integrare i trattamenti pensionistici. Oppure per disporre della somma necessaria per la formazione universitaria dei figli, o per il lancio di una attività lavorativa autonoma. Ma i Pac, i piani di accumulo, uno dei migliori strumenti per raggiungere questi obiettivi, hanno costi elevati, il 2-3% l'anno. Per questo una società svizzera ha avuto l’idea di ...

Risparmiare per il lungo termine? Prova il fai da te

Risparmiare per il lungo termine. Ad esempio per accumulare un capitale aggiuntivo che possa poi trasformarsi in una rendita in grado di integrare trattamenti pensionistici sempre più avari. Oppure per disporre a scadenza della somma necessaria per la formazione universitaria dei figli, o per il lancio di una attività lavorativa autonoma.

Bisogni finanziari di questa natura, legati alla necessità di creare un capitale, più ancora che di farlo fruttare al meglio, trovano un buon livello di risposta nello strumento dei Pac, i piani di accumulo del capitale.

Infatti i Pac, attraverso piccoli (o grandi) versamenti mensili o trimestrali vanno ad alimentare un flusso costante di investimenti - generalmente diretti su titoli azionari o su indici di borsa - capace, nel lungo periodo (in genere almeno 10 o 15 anni) di creare un capitale e di farlo fruttare al meglio già nel periodo della sua formazione.

I Pac, sottolineano gli esperti, sciolgono l'investitore dall'ansia delle fluttuazioni dei mercati azionari perché mediano tra picchi di quotazioni elevate e periodi di ribasso.

Uno dei limiti dei Pac “tradizionali”, offerti da numerose società di gestione del risparmio anche con piani di versamenti mensili molto ridotti, è dato tuttavia dai costi elevati e da una certa “staticità” dell'investimento. L'onere di un Pac “tradizionale” può infatti raggiungere anche il 2-3% l'anno (o più) e questa spesa, nel lungo periodo, può determinare addirittura un dimezzamento dei rendimenti potenziali capitalizzati.

Ecco perché una società svizzera, Valeur Investments, con sedi a Lugano e a Zurigo (www.valeur-investments.com) lancia un'idea innovativa. Perché non costruirsi un Pac “autogestito”, puntando su quelle società caratterizzate da uno sviluppo costante e di lungo periodo?

Ad esempo gruppi italiani come Eni, Banca Generali e Brembo. O blue chip europee come Total, Siemens, Anheuser Bush, Allianz, Rio Tinto e Sanofi. O ancora giganti Usa del calibro di Amazon, Ford, General Electric e Google. O potenze asiatiche ormai consolidate come Samsung?

Alida Carcano, vice presidente e direttore investimenti di Valeur Investments(foto in basso), ha selezionato per OF i titoli ideali per un possibile Pac “autogestito”. Ecco i vantaggi e i possibili rischi di una soluzione di questo tipo.



Sviluppo
“I fondamenti dell'investimento di lungo periodo2, sottolinea Carcano, “si basano su stime di progressione dei mercati finanziari che riportano numeri impressionanti. Secondo una ricerca del Credit Suisse dal 1.996 a oggi la ricchezza finanziaria delle principali 34 economie mondiali è passata da un ammontare totale di 16.600 miliardi di dollari (16,6 trillion), ai 61.800 miliardi (61,8 trillion) di oggi.

E le proiezioni da qui al 2.030 indicano un ulteriore raddoppio di questa cifra imponente”. Detto in altri termini è la crescita stessa della finanziarizzazione dell'economia globale che è in grado, almeno in parte, di far crescere i rendimenti.

Il paniere
Tuttavia sono la selezione dei titoli giusti e l'abbattimento dei costi gli elementi che giocano un ruolo decisivo nell'ottenimento di un buon risultato di lungo periodo. ---- “Il paniere ideale di un Pac “fatto in casa” si compone di un numero di 12-14 titoli che devono essere molto ben diversificati per settore e per area geografica”, dice Carcano. La selezione individuata da Valeur Investments punta su di un mix di aree economiche (Italia, Europa, Stati Uniti, Asia) e di titoli di settori diversi.

Ci sono gli industriali, con l'italiana Brembo, la tedesca Siemens, le statunitensi Ford e General Electric. Gli energetici, con Total e Eni. I finanziari, Banca Generali e Allianz. Le alte tecnologie e l'elettronica, con Samsung e Google. E infine i settori più “difensivi”, meno sensibili alle oscillazioni del ciclo economico, come il produttore di bevande alcoliche Anheuser Bush e il farmaceutico Sanofi.

Senza dimenticare il potenziale delle materie prime, con la società britannica Rio Tinto. “Un portafoglio composto da queste società, che devono comunque ruotare nel tempo, può generare un rendimento medio annualizzato dell'8-10%. Non dimentichiamo, infatti, che accanto alla crescita del valore capitale di queste imprese bene gestite e ad alto potenziale di sviluppo, nel calcolo del rendimento finale si sommano i dividendi che l'investitore percepisce ogni anno. E il rendimento per dividendi supera in media il 3-3,5 ogni 12 mesi”, precisa Carcano.

La gestione del portafoglio
Il livello della performance finale è dato anche dall'abbattimento dei costi di gestione del portafoglio. “Il metodo migliore per gestire da soli un Pac che prevede versamenti mensili di 200-300 euro consiste nell'acquistare a rotazione 2 o 3 di titoli ogni mese. In questo modo, in un anno tutti i valori del portafoglio saranno interessati dagli acquisti almeno un paio di volte. Se poi si dispone di una somma superiore da versare mensilmente nel Pac si possono realizzare acquisti periodici per un numero superiore di titoli, al limite anche per tutti i valori in portafoglio”, spiega Carcano.

L'elemento centrale è comunque quello della disciplina. Quando si decide di acquistare a rotazione è necessario rispettare gli automatismi e le scadenze che si sono prefissate. Non bisogna farsi influenzare da una momentanea debolezza di un titolo per acquistarne quote maggiori o da un eccessivo rafforzamento di un altro per evitare di accrescerne il peso in portafoglio.

“Quanto ai livelli di costo, grazie alle piattaforme online, è possibile fare qualsiasi tipo di ordine con spese molto contenute, mediamente inferiori all'1%. L'importante è non suddividere troppo gli importi perché altrimenti l'onere della quota fissa su ogni singolo ordine diventa rilevante”, osserva Carcano. La soglia di ogni operazione di acquisto, in altri termini, non dovrebbe mai essere inferiore a un ammontare di 100-150 euro.

Come rinnovare il portafoglio
Uno dei presupposti per realizzare un piano di accumulo del capitale gestito in proprio è quello di provare piacere nel realizzare l'investimento e nel seguirne l'evoluzione nel tempo. Ma al di fuori di una logica stressante di controllo quotidiano o settimanale delle quotazioni. E senza incorrere nel rischio dannosissimo delle vendite da panico quando i prezzi crollano.

In queste situazioni, infatti, i versamenti mensili permetteranno di volta in volta di acquistare una quantità superiore di azioni in quel momento sottovalutate. “Una rotazione dei valori all'interno del paniere si rende necessaria circa ogni 3 anni. Di solito conviene vendere un titolo quando ha superato un rendimento del 25% per sostituirlo con un valore analogo, magari del medesimo settore, ma che è rimasto più indietro nelle performance”, conclude Carcano.

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