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50 siti italiani sono patrimonio di tutta l'umanità. Conosciamoli meglio/1a parte

SOMMARIO

Sono 981 in tutto il mondo e 49 in Italia. Ecco i Patrimoni Mondiali, quei luoghi riconosciuti a livello internazionale per il loro inestimabile valore. Of dedica uno speciale alla scoperta di questi siti targati Italia, seguendo un ordine cronologico: dal primo del 1979 all’ultimo del 2013 (qui i primi sei). Celebri mete e sorprese inattese, ripercorrendo le tappe dei premi italiani, condurranno alla riscoperta e all’esplorazione della grandezza storica, culturale, ambientale e artistica di queste terre. Abbinati poi, ad ogni bene UNESCO, il ristorante più votato da TripAdvisor e l’hotel consigliato da Booking

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Un po’ di storia…

Il 16 novembre 1945, veniva fondata a Londra dalle Nazioni Unite, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (UNESCO: United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization), dal comune proposito di garantire uguaglianza, pace, libertà e rispetto dei diritti umani, attraverso i canali dell’educazione, della scienza, della cultura e della comunicazione.

Una data propizia quella del 16 novembre, poiché esattamente 27 anni dopo, il 16 novembre del 1972, l’UNESCO, nel corso di una conferenza generale, decise di adottare la Convenzione sul Patrimonio dell’Umanità, detta anche Patrimonio Mondiale (in inglese World Heritage List), una convenzione internazionale per l’identificazione, la protezione e la conservazione del patrimonio mondiale culturale e naturale, considerato di vitale importanza per tutta l’umanità.
La necessità di proteggere patrimoni storici e culturali, si presentò dopo la seconda guerra mondiale, con la presa di coscienza di quanto fosse stata ampia, grave e dannosa la sua forza distruttiva; ma nello specifico il problema divenne reale e concreto nel 1959, quando la costruzione della diga di Assuan, in Egitto, causò l’inondazione dei templi di Abu Simbel (tuttora una delle mete turistiche più visitate al mondo). I governi egiziani e sudanesi, si appellarono all’UNESCO, il quale diede il via a una campagna di sensibilizzazione a livello mondiale costata 80 milioni di dollari. Il risultato fu la realizzazione di un progetto che è rimasto nella storia: i templi di Abu Simbel vennero trasportati fuori dall’area dell’inondazione e rimontati dove è possibile tutt’oggi visitarli.
L’impresa rese chiaro quanto fosse fondamentale promuovere e intraprendere una linea di interventi per la salvaguardia di altri siti importanti, tra cui, in cima alla lista, comparivano Venezia, Mohenjo-daro (Pakistan) e Borobodur (Indonesia).

L’idea di inserire tra i patrimoni da proteggere anche quelli di interesse ambientale, giunse dagli U.S.A. nel 1965, proposta presentata poi nel 1972 a Stoccolma durante la Conferenza sull’Ambiente Umano delle Nazioni Unite, dove un testo firmato dai Paesi partecipanti e adottato dall’UNESCO, diede il via alla Convenzione sul Patrimonio dell’Umanità.

Funzionamento e criteri

Chi seleziona i nuovi siti, distribuendo loro le risorse del Fondo per il Patrimonio Mondiale, è il Comitato per il Patrimonio Mondiale. Si compone di 21 Stati Membri, eletti dall’Assemblea Generale degli Stati Membri, ogni sei anni, riunendosi una sola volta all’anno per discutere le questioni relative all’esecuzione della Convenzione: decidere l’iscrizione di nuovi beni, determinare i budget, esaminare le nuove richieste, definire questioni politiche.

Come ovviamente ci si aspetta, il Comitato, di fronte a una proposta di un nuovo sito da inserire nella lista dei Patrimoni Mondiali, deve seguire scrupolosamente dieci criteri. Basta soddisfarne uno soltanto tra i seguenti per essere selezionati: 1) Rappresentare un capolavoro del genio creativo dell’uomo; 2) Mostrare un importante interscambio di valori umani in un lungo arco temporale o all’interno di un’area culturale del mondo, sugli sviluppi dell’architettura, della tecnologia, nelle arti monumentali, nella pianificazione urbana e nel disegno del paesaggio;

3) Essere testimonianza unica o eccezionale di una tradizione culturale o di una civiltà vivente o scomparsa; 4) Costituire un esempio straordinario di una tipologia edilizia, di un insieme architettonico o tecnologico o di un paesaggio che illustri uno o più importanti fasi nella storia umana; 5) Costituire un esempio straordinario di una tipologia edilizia, di un insieme architettonico o tecnologico o di un paesaggio che illustri uno o più importanti fasi nella storia umana; 6) Essere direttamente o materialmente associati con avvenimenti o tradizioni viventi, idee o credenze, opere artistiche o letterarie dotate di un significato universale eccezionale; 7) Presentare fenomeni naturali eccezionali o aree di eccezionale bellezza naturale o importanza estetica; 8) Costituire una testimonianza straordinaria dei principali periodi dell’evoluzione della terra, comprese testimonianze di vita, di processi geologici in atto nello sviluppo delle caratteristiche fisiche della superficie terrestre o di caratteristiche geomorfiche o fisiografiche significative; 9) Costituire esempi significativi di importanti processi ecologici e biologici in atto nell’evoluzione e nello sviluppo di ecosistemi e di ambienti vegetali e animali terrestri, di acqua dolce, costieri e marini; 10) Presentare gli habitat naturali più importanti e significativi, adatti per la conservazione della diversità biologica, compresi quelli in cui sopravvivono specie minacciate di eccezionale valore universale dal punto di vista della scienza o della conservazione.

Dal 1992 le interazioni tra uomo e ambiente sono riconosciute come paesaggi culturali.

Diamo i numeri

L’ultima riunione, la trentasettesima, del Comitato per il Patrimonio dell’Umanità, avvenuta lo scorso giugno in Cambogia, a Phnom Penh, ha valutato 32 proposte, promuovendone 19, di cui due italiane (il complesso vulcanico dell’Etna e le Ville Medicee), facendo salire a 49 i siti della penisola, che detiene così il primato di nazione con il maggior numero di meraviglie UNESCO, seguita da Cina (45), Spagna (44), Francia e Nuova Caledonia (38) e Germania (38). Le restanti richieste accolte positivamente lo scorso giugno 2013, sono state 4 di provenienza europea (Bergpark Wilelmshöhe a Kassel, in Germania; Università di Coimbra, Portogallo; Tserkvas, case di legno, Polonia-Ucraina; Città antica di Cherson, Ucraina) e 12 dal resto del mondo (tra cui il deserto costiero Namib Sand Sea della Namibia; Monte Fuji, Giappone; il Sito archeologico di Al Zubarah, Qatar, e il Sito archeologico di Al Zubarah, Qatar).

La lista mondiale si compone di un totale di 981 luoghi (759 culturali, 193 naturali e 29 misti), presenti in 160 nazioni nel mondo, dalla A di Afghanistan alla Z di Zimbabwe.
A possedere il minor numero di riconoscimenti UNESCO è la Corea del Sud (10 siti), preceduta da Turchia (11) e Svizzera (11).

Durante la riunione, la delegazione italiana ha presentato l’unica candidatura per l’anno futuro, ovvero i paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato.
Per sapere se l’Italia potrà festeggiare il raggiungimento di 50 patrimoni mondiali UNESCO, occorrerà aspettare fino a giugno 2014, quando il Comitato si riunirà a Doha, nel Qatar.

I Patrimoni dell’Umanità in Italia

Anche se a volte scandalosamente poco valorizzato o salvaguardato, l’Italia possiede un valore artistico-culturale e ambientale di rara bellezza e importanza, invidiato ma soprattutto apprezzato da tutto il mondo. Nell’approfondire questo inestimabile patrimonio, Of ha deciso di tralasciare quei beni la cui notorietà appare scontata per motivi ovvi (come il centro storico di Roma; il Cenacolo di Leonardo da Vinci e Santa Maria delle Grazie; il centro storico di Firenze; Venezia e la sua Laguna; Piazza del Duomo a Pisa; il centro storico di Siena; il centro storico di Napoli; la città di Verona). E, invece, si sono accesi i riflettori tra i siti meno noti, tra cui alcuni sono autentiche imperdibili sorprese.

Of affianca ad ogni sito qui descritto il ristorante della zona più apprezzato dagli utenti di TripAdvisor e l’hotel consigliato da Booking.
Questi, quindi, sono i primi 12 siti italiani riconosciuti dall’UNESCO, dal 1979 al 1997, escludendo il centro storico di Roma, le proprietà extraterritoriali della Santa Sede nella città di San Paolo fuori le mura (1980-1990); il Cenacolo di Leonardo da Vinci e la Chiesa e il Convento Domenicano di Santa Maria delle Grazie (1980); centro storico di Firenze (1982); Venezia e la sua laguna (1987); Piazza del Duomo a Pisa (1987); Vicenza e le ville del Palladio in Veneto (1994); centro storico di Siena (1995); centro storico di Napoli (1995); Crespi d’Adda (1995); Ferrara e il Delta del Po (1995); centro storico di Piacenza (1996); aree archeologiche Pompei, Ercolano e Torre Annunziata (1997).

ARTE RUPESTRE DELLA VALLE CAMONICA

Le incisioni rupestri della Valle Camonica, furono il primo sito, in Italia, a vedersi riconosciuto il titolo di Patrimonio dell’Umanità, precisamente nel 1979. Si trovano a Brescia e rappresentano una delle più ampie collezioni di petroglifi preistorici del mondo (qui le info), in un luogo davvero unico, dove Uomo e ambiente hanno interagito fin dalla preistoria, dando vita a quella che oggi è nota come Valle dei Segni. Interessa oltre 180 località, distribuite su 24 comuni, attraversando 13.000 anni di storia. L’UNESCO le descrive come « Insieme eccezionale di documenti iconografici che consentono di seguire nel corso dei secoli l’evoluzione culturale della Civiltà Camuna», ma in cosa consiste esattamente l’arte rupestre? Si tratta di incisioni fatte su roccia (comprese circa 2.000 rocce istoriate), realizzate in un arco di tempo di circa 13.000 anni, dalla fine del Paleolitico alla fine del I millennio a.C., periodo in cui si conclude il ciclo dell’arte camuna. Le immagini riportate sulla roccia, si ispirano a momenti di vita quotidiana o a temi spirituali, come scene di caccia, agricoltura, allevamento, momenti di culto e danze.

Ad oggi i parchi in cui si può ammirare l’arte camune sono otto (qui la lista completa), ma gli Enti Locali che perseguono la valorizzazione del territorio, si augurano che possano crescere.
Dal 2006 in Valle Camonica è stato istituito il Gruppo Istituzionale di Coordinamento (GIC), con il compito di occuparsi dell’attuazione del Piano di Gestione del sito, e di collaborare per le attività di tutela, conservazione, valorizzazione e promozione turistica e culturale del luogo, coinvolgendo anche il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, la Provincia di Brescia, i Comuni sede dei parchi archeologici (Capo di Ponte, Ceto, Cimbergo, Darfo Boario Terme, Paspardo, Sellero e Sonico), il Consorzio Comuni Bim e la Comunità Montana di Valle Camonica, l’ente capofila del gruppo di lavoro.

Il ristorante

A Darfo Boario Terme (Brescia), il ristorante più acclamato dalla community di TripAdvisor è Al Vicolo (fascia di prezzo 25-40 euro), casale settecentesco ristrutturato, che propone anche menu tipico camuno, con risotto al vino rosso, pasta fatta in casa con funghi porcini, straccetti di manzo con polenta, punta di vitello ripiena, e spezzatino di cervo con verdure grigliate. Altri piatti proposti sono la cheese cake al caprino fresco, tortino di zucca, losanghe di mais con salamella e porcini, zuppa di orzo, cervo con polenta.
Gli utenti, di cui molto affermano di esserci andati con coupon acquistato su Groupon, sottolineano l’ambiente intimo, caldo e cordiale.

L’albergo

110 euro due notti a coppia per il week end del 12 settembre presso Albergo Milano, 3 stelle, struttura di Darfo Boario Terme a 5 minuti di distanza dalla stazione ferroviaria, mentre a 10 chilometri si trova il Parco Alto Sebino.

CENTRO STORICO DI SAN GIMIGNANO

Sul sito online dei patrimoni Unesco (qui le info), si legge, a proposito del centro storico di San Gimignano, inserito nel 1990 nella lista dei Patrimoni dell’Umanità: «Rappresenta un capolavoro del genio creativo umano. Porta una testimonianza unica di una civiltà esistente del passato e un eccezionale esempio di un complesso architettonico e paesaggistico, testimonianza di importanti tappe della storia umana».
San Gimignano, comune toscano nella provincia di Siena nato da insediamenti etruschi del III secolo a.C., svetta da una collina della Val d’Elsa con le sue 13 torri, ben 72 nel Medioevo, pari ai nuclei delle famiglie benestanti che mostravano il proprio potere economico, attraverso l’edificazione della torre. La più antica è la Torre Rognosa, 51 metri, mentre la più alta è Torre del Podestà, detta anche Torre Grossa, di 54 metri. Nel corso del 1100, San Gimignano iniziò ad affermarsi come centro emergente, con una politica di espansione territoriale e una crescita nelle attività territoriali, ottenendo nel 1199 l’ indipendenza comunale rispetto ai vescovi di Volterra. I numerosi capitali raccolti, furono utilizzati nel corso del Duecento per realizzare opere pubbliche, soprattutto creando maggiori spazi interni e edifici di altezza minore rispetto alle torri, definibili già palazzi. Questi lavori hanno conferito al comune un’articolazione urbana ancora oggi visibile. Dopo secoli di crisi e marginalità, iniziati con le lotte intestine nel Trecento, nel XIX secolo si cominciò a riscoprire la particolarità e la bellezza di questa città, data dalla sua architettura, dai palazzi, dalle sculture e dagli affreschi, ma soprattutto del suo centro storico, che appare come autentica ricostruzione (reale però, non artificiale) di come doveva essere il suo aspetto tra il Duecento e il Trecento.

Il ristorante

Il ristorante di San Gimignano ad aver ricevuto più voti sulla community di TripAdvisor, è il Cum Quibus, vincitore inoltre del premio Traveller’s Choice 2013, alla categoria ristoranti, risultato come il preferito d’Italia. Con una fascia di prezzo compresa tra i 20 e i 40 euro, si possono gustare le sue migliori specialità, tra cui ricette a base di tartufo (bruschette, tagliolini, sfogliatella), gnudi al ragù, pappa al pomodoro, risotto alla vernaccia, ribollita, brasato accompagnato da tortino ai carciofi, prosciutto e bocconcini di cinghiale. Tra i dolci, il tiramisù sembra aver raccolto i consensi più alti. Premiata anche la qualità del servizio e l’estrema cordialità del personale, sempre a pronto a consigliare il vino o il liquore più adeguato, offrire assaggini della cucina, e in alcuni casi anche dolce, limoncello e caffè.

L’albergo

Se si vuole soggiornare nella città, un’ottima idea è quella di optare per gli agriturismi, disseminati nelle frazioni vicine. Su Booking, Podere Il Gioello, nella Località Il Guazzatoio, a 15 minuti a piedi da San Gimignano, costa 140 euro, dal 5 al 7 settembre. Si tratta di un casale ristrutturato che produce olio di oliva, con appartamenti in stile toscano, compresi di angolo cottura.

I SASSI E IL PARCO DELLE CHIESE RUPESTRI DI MATERA

Primo sito dell’Italia meridionale ad essere inserito nella lista, i Sassi di Matera furono riconosciuti bene protetto dell’UNESCO nel 1993, come « una delle strutture urbane organizzate più incredibili mai create al mondo, un capolavoro assoluto dell'ingegno e della capacità di adattamento di un'umanità impegnata a sopravvivere alle difficoltà ambientali».
Un ecosistema urbano unico nel suo genere, capace di riprodurre dal lontano passato preistorico i modi di abitare delle caverne fino alla modernità, con un sistema accuratissimo di utilizzo delle risorse naturali, come acqua, suolo ed energia. I Sassi di Matera sono un insediamento urbano derivante dalle varie di forme di civilizzazione che si sono susseguite dal Paleolitico (esistono reperti risalenti al XIII millennio a.C.), attraversando le civiltà rupestri orientali (IX-XI secolo), quelle normanne-sveve (XI-XIII secolo), per giungere poi al collasso igienico e sociale del XIX e della prima metà del XX secolo (gli abitanti erano aumentati in modo esponenziale, la mortalità infantile era 4 volte superiore rispetto alla media nazionale, mancavano le fognature, causando un rischio continuo di epidemie), seguito dallo sfollamento ordinato negli anni Cinquanta, fino al recupero iniziato nel 1986.

Dal X secolo il territorio divenne sede di numerosi insediamenti religiosi, che realizzarono conventi e chiese rupestri disseminandole lungo i pendii del burrone, riunite poi nel 1990 sotto il Parco archeologico storico-naturale delle Chiese Rupestri del Materano, chiamato anche Parco della Murgia Materana, che nel 2007 ha ampliato la definizione di Sassi di Matera nella lista dei patrimoni, ottenendo anch’esso il riconoscimento di sito UNESCO.

Il ristorante

Su 153 ristoranti presenti a Matera, il più elogiato su TripAdvisor è L’Abbondanza Lucana (fascia di prezzo: 20-50 euro), ricavato dalla roccia del Sasso Caveoso, caratterizzato da un ambiente caotico ma allegro, tipico di una trattoria, frequentato non solo da turisti ma anche dagli abitanti del posto (indizio positivo). Antipasti misti tipici della zona (ricotta, torta di zucca, spezzatino di cinghiale, frittata con uova di quaglia, polenta con lardo colonnata), pasta fatta in casa, con peperone crusco o funghi, pistacchi e formaggio, spaghettone con porcini e tartufo locale, zuppa di cinghiale, torta al caprino. Apprezzatissimo il vino della casa.

L’albergo

Due notti all’ Hotel San Domenico al Piano, 4 stelle, costano 208 euro (colazione compresa), su Booking, nel week end del 12 settembre. La struttura si trova a 50 metri dalla centrale Piazza Vittorio Veneto.

CASTEL DEL MONTE

Quando lo Stato Italiano lo acquistò nel 1876 per 25.000 lire, Castel del Monte, definito dall’UNESCO «capolavoro dell’architettura medievale», versava in condizioni precarie, spogliato dei suoi arredi e delle sue decorazioni, carcere e dimora per pastori, briganti e profughi politici.
La data della sua fondazione è ancora incerta, ma molti convengono nell’identificarla con il 1240, anno in cui Federico II Hohenstaufen di Svevia, ordinò la costruzione di un castello presso la chiesa di Sancta Maria de Monte (oggi non più esistente), e sulle rovine di una fortezza longobarda/normanna.
L’edificio a pianta ottagonale, con una torretta per ogni spigolo, possiede forti rimandi al potere dell’imperatore, mentre il suo scopo (anche qui esistono varie teorie) sembra esser stato quello di “tempio del sapere”, un luogo dove l’imperatore potesse rifugiarsi e dedicarsi alle sue passioni, in primis matematica, astronomia, filosofia e poesia. Castel del Monte, che si trova nei pressi della località Santa Maria del Monte, nel comune di Andria (Puglia), conquistò il titolo di Patrimonio Mondiale dell’Umanità nel 1996, quando l’UNESCO lo decretò capolavoro del genio creativo dell’uomo, per le sue forme e l’armoniosa unione degli elementi culturali islamici, del Nord Europa e dell’antichità classica (qui le info).
Oggi è sede di mostre, concerti, conferenze e iniziative culturali.

Il ristorante

Antichi Sapori, conquista il titolo di ristorante più votato sul portale TripAdvisor per la città di Andria (Montegrosso), spuntandola su 66 rivali.
Si spendono dai 10 ai 40 euro, ed è ovviamente specializzato nella cucina pugliese utilizzando prodotti stagionali, proponendo piatti come gli antipasti con verdure di stagione condite con olio novello, le orecchiette di grano arso con pomodoro e cacioricotta, le orecchiette con cicorie selvatiche, la grigliata di carne, filetto di asino, stufato di agnello. Tutti sembrano avere una parola positiva per il proprietario e cuoco del locale, Pietro Zito, descritto non solo come abilissimo chef, ma anche come persona amabile, genuina e autentica.

L’albergo

Albergo dei Pini situato a Andria, 3 stelle, offre un soggiorno a 150 euro con colazione inclusa dal 12 al 14 settembre. Si trova a 12 chilometri dalla costa e a 19 da Castel del Monte.

TRULLI DI ALBEROBELLO

Alberobello è l’unico paese al mondo ad essere nato e cresciuto come un paese di trulli, un «esempio eminente di un tipo di costruzione o di complesso architettonico, illustrante un periodo significativo della storia umana». In un territorio in cui era vietato costruire, se non in maniera precaria, un gruppo contadini, inviati nel XVI secolo dal conte Conversano Andrea Matteo III Acquaviva d’Aragona per colonizzare l’antica Selva, decise di costruire con l’unico materiale consentito e presente in abbondanza: la pietra. Storia di abusività che si è trasformata in storia di una civiltà.
Alberobello rimase feudo degli Acquaviva d’Aragona fino al 1797, quando Ferdinando IV di Borbone proclamò il piccolo villaggio a città regia, liberandola così dalla schiavitù feudale.

La particolarità di Alberobello, i cui trulli sono costruiti direttamente sulla roccia senza fondamenta e con blocchi di pietra appoggiati l’uno sull’altro, non deriva dalla presenza di queste costruzioni, che si trovano in tutta la Puglia, ma dal fatto che, invece di essere adibite come deposito attrezzi o come ricoveri per gli animali, sono state le abitazioni delle prime popolazioni autoctone, che si sono dovute adattare a un ambiente difficile, vivendo tra mille difficoltà, in primis quelle igienico-sanitarie, ma che hanno fatto sì che i trulli venissero riconosciuti, nel 1996, come testimonianza rappresentativa di una tradizione culturale e di una civiltà scomparsa, esempio eccezionale di tipologia edilizia e di insediamento umano, con un’interazione insolita tra uomo e ambiente (qui le info). È oggi l’unica città in cui permane un intero quartiere di trulli, ponendosi come centro della Valle d’Itria.

Il ristorante

Serve colazione e cena, Tipicamente, il ristorante di Alberobello che raccoglie più voti, vincendo su 53 strutture. Propone un menu fisso a 25 euro, con antipasti freschissimi e abbondanti (come melanzane con pomodorini, burrata, polpette, ricotta, salumi misti, parmigiana di melanzana, nodini di mozzarella con pancetta, tarallini), primo (in genere orecchiette al pomodoro), dolce, caffè e digestivo. I piatti proposti si rifanno alle tradizioni culinarie pugliesi, ed ecco infatti che si possono ordinare orecchiette con salsiccia e funghi, strascinate integrali al pomodoro, strascinate alla rucola, orecchiette alla crudaiola (con pomodoro), purè di fave, mozzarella, ricotta e bufala.

L’albergo

Trully Holiday è la struttura consigliata da Booking, a 270 euro la coppia per il week end del 12 agosto, con colazione compresa. Si trova nel centro di Alberobello, con sistemazioni esclusive nei tradizionali trulli, la maggior parte con zona giorno e angolo cottura.

MONUMENTI PALEOCRISTIANI DI RAVENNA

La città di Ravenna conserva otto monumenti tardo-antichi «unici al mondo per ricchezza e qualità artistica delle decorazioni a mosaico di elevato valore universale»: per questo l’UNESCO, nel 1996, decide di inserirli tra i Patrimoni dell’Umanità, testimonianza inoltre «delle relazioni e dei contatti artistici e religiosi di un importante periodo della storia culturale europea» (qui le info).

Nello specifico questi edifici di fama universale si identificano con: la Basilica di San Vitale (straordinario esempio di architettura bizantina, con i mosaici più importanti dell’arte cristiana del periodo tardo-antico); Battistero degli Ariani (con splendidi mosaici datati V-VI secolo); Battistero Neoniano (famoso per i mosaici realizzati da Neone nel 458, con tre registri mosaici arricchiti da stucchi dei sedici profeti); la Cappella Arcivescovile (unico edificio di culto di un episcopio antico ancora conservato, della fine del V secolo); Mausoleo di Galla Placida (a forma di croce latina, interamente rivestito da simboli cristiani della vita eterna); Mausoleo di Teodorico (con un sarcofago a vasca di porfido che forse ha contenuto le spoglie di Teodorico, rimosse durante il dominio bizantino); Basilica di S. Apollinare in Classe (edificio di culto più prestigioso della città, con una delle più belle teofanie dell’antichità cristiana); Basilica di S. Apollinare Nuovo (tra le basiliche di Ravenna più cariche di storia, sintesi tra il regno di Teodorico e l’impero di Giustiniano).

Il ristorante

Dopo una serie di chioschi e piadinerie, il ristorante più votato di Ravenna, in sesta posizione su 403 locali, è il Friggitorio (fascia di presso: 10-30 euro). Le specialità sono il pesce freschissimo, gli spiedini di gamberi e calamari, e le cozze. Porzioni abbondanti e prezzi contenuti, è consigliato per il pranzo.
Per la cena invece consigliato Cinema Alexander, in settimana posizione, dove si spendono tra i 20 e i 40 euro. Gli utenti sono rimasti affascinati dalla location intima e raffinata, ispirata all’atmosfera tipica degli anni Quaranta, pur mantenendo un ambiente moderno. I piatti a riscuotere maggior successo, sono gli spaghetti alla chitarra sormontati da fegato tenero, tartara di baccalà con pomodori secchi, spigola saltata in padella con fave, piselli e pomodorini secchi.

L’albergo

Soggiornare in una suite da 35 mq, presso l’Albergo Cappello, 3 stelle, su Booking, costa 398 euro la coppia, dal 12 al 14 settembre. Si trova all’interno di un edificio del Rinascimento, a 5 minuti a piedi dalla Basilica San Vitale e dal Mausoleo di Gallia Placida e a 700 metri dalla stazione ferroviaria.

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