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SOMMARIO

Con i rendimenti dei Titoli di Stato che sono scesi in territorio negativo, sembra cadere anche l’ultima speranza dei risparmiatori di ottenere una remunerazione dal risparmio investito a rischio zero. Eppure, dicono i fund manager, alcune vie di fuga ci sono. Se si diversifica bene il portafoglio e si aumenta il livello di rischio si può ancora portare a casa un rendimento dell’1%. Se, poi, i tassi dovessero scendere ancora, invece…

Obbligazioni. Guadagnare fino all'1% in un mondo di rendimenti negativi

Bot people, addio! Adesso che i rendimenti delle emissioni a breve termine del Tesoro italiano sono scesi in territorio negativo, anche l'ultima trincea del risparmio investito a rischio zero è caduta per sempre. Oggi chi acquista i Bot, ma anche i Btp con scadenza fino a tre anni, deve aspettarsi un rendimento nullo o addirittura negativo. Un fenomeno strisciante, che si è andato consolidando negli ultimi 12 mesi e che interessa soprattutto i Paesi dell'area "core" dell'eurozona, a cominciare dai Bund tedeschi. Un dato su tutti. Secondo una ricerca recentemente diffusa dalla banca americana JP Morgan circa il 30% dei bond emessi dai principali governi dei paesi industrializzati ha rendimenti inferiori allo 0%. Una circostanza straordinaria che ha iniziato a contagiare anche le emissioni a lunga scadenza. In Giappone i tassi sono negativi fino a 20 anni, in Svizzera fino a 30 e in Germania si deve raggiungere la soglia dei 10 anni di investimento per riuscire a ottenere una cedola con segno più. In particolare, è in Europa che la situazione dei tassi sotto zero risulta essere più diffusa: la percentuale di titoli di Stato che pagano cedole inferiori allo 0% sale, infatti, nel Vecchio Continente fino al 50%. In Germania è negativo addirittura l’80% di tutte le emissioni, in Spagna il 20%, in Italia, invece, solo il 15%, e per durate più corte con scadenze fino a 3 anni.

Il paradosso
Ma come è possibile che le emissioni del debito governativo (e non solo) abbiano un rendimento negativo? Il paradosso, o l’anomalia finanziaria, è presto spiegata. Chi acquista un'obbligazione, in genere sul mercato secondario, paga un prezzo quasi sempre superiore alla pari anche per emissioni di durata relativamente breve. E quando il prezzo iniziale pagato per acquistare il titolo è superiore al valore di rimborso del bond stesso (alla pari, compro 100 di nominale e ottengo un rimborso a 100 anche se quel 100 di nominale l'ho pagato di più), maggiorato di tutte le cedole maturate nel corso della durata di vita dell'obbligazione, ecco che si manifesta una perdita. La trasformazione di questa perdita in una percentuale annualizzata esprime il rendimento negativo del titolo. Ecco come si spiega lo strano fenomeno della cedola negativa. Non siamo noi che andiamo in banca a pagare periodicamente un tasso di interesse a coloro a cui abbiamo prestato i nostri soldi! E' la differenza negativa tra il prezzo d'acquisto (più i frutti maturati) e il valore di rimborso che determina la perdita, e quindi il tasso negativo.

---- Come guadagnare allora investendo in un portafoglio obbligazionario?
In questo scenario da commedia dell'assurdo c'è comunque una buona notizia. Il tasso di inflazione, che esprime l'andamento del costo della vita, è negativo. Siamo in deflazione. Se questo è un male per l'economia (e lo è) non è detto che lo sia altrettanto per i risparmiatori. Infatti, con un tasso di inflazione del -0,4% (dati di giugno), 1000 euro lasciati sotto il materasso fra un anno varranno (in termini di accresciuto potere d'acquisto) 1004 euro. Quattro euro in più che non vengono tassati e che non sono sottoposti ad alcun costo di custodia. E' il valore del capitale "reale" (al netto dell'inflazione) che è cresciuto.

Ma è evidente che questa strategia "passiva" non può bastare. E dunque, ci spiegano i fund manager, occorre darsi da fare per portare a casa un rendimento positivo che non sia solo il frutto dello strabismo della deflazione. “Ma bisogna diversificare bene il portafoglio e integrare strategie attive long/short a un portafoglio obbligazionario classico”, spiega Massimiliano Gnesi, gestore del fondo Absolute Return Bond Fund di Credit Suisse. “I titoli di stato a scadenza danno spesso rendimenti negativi, offrono protezione ma vanno gestiti in maniera attiva”, continua il gestore. Oltre ai Titoli di Stato, quindi, in un portafoglio obbligazionario ben diversificato si possono inserire i corporate bond di tipo investment grade, cioè di elevato merito creditizio. “In questo caso si può ottenere un guadagno intorno allo 0,50%-0,60%”, dice Paolo Baldessari, responsabile reddito fisso di Banca Generali, “puntando magari anche sui titoli di debito di alcune delle principali società italiane”, come per esempio ENI o ENEL. Le due nuove emissioni di maggio 2016 di ENI offrono rispettivamente una cedola dello 0,75% e dell’1,625% su durate a 6 e 12 anni.

Le alternative più rischiose
Buone notizie dunque. Ma chi vuole ancora di più dovrà necessariamente assumersi rischi maggiori. “Investendo sulle obbligazioni di emittenti più rischiosi e inserendo anche strumenti di high yield europei”, continua il gestore di Banca Generali, il cui rendimento oggi è tra il 3,5% e il 4%. ---- Va ricordato, infatti, che i bond societari contraddistinti da qualità creditizia e rating inferiore - i cosiddetti high yield (alto rischo/alto rendimento) - compensano, appunto il maggior rischio con una remunerazione più elevata. “Un segmento interessante nel comparto obbligazionario è rappresentato dalle obbligazioni dei paesi emergenti sia in euro, sia in dollari, sia in valuta locale”, aggiunge Gnesi (Credit Suisse), “si tratta di un mercato che ha sofferto molto, ma che dall’inizio dell’anno sta ottenendo buoni risultati”. Poi ci sono i titoli del debito bancario . “Le emissioni senior permettono di ottenere un rendimento di circa l’1%, quelle subordinate offrono il 2,5% circa. In quest’ultimo caso però si consiglia sempre di puntare sulle obbligazioni subordinate dei campioni nazionali”, spiega Baldessari. Meglio quindi stare alla larga dagli istituti di credito in difficoltà e orientarsi sui primi della classe, come Intesa Sanpaolo e UniCredit: entrambe staccano una cedola del 2%, per durate rispettivamente fino al 2021 e fino al 2023.

Realizzare un profitto anche con i tassi negativi
Ma come posso guadagnare con un'emissione che offre un rendimento negativo? Questo sembrerebbe un obiettivo impossibile. Eppure (lo abbiamo imparato a nostre spese) nel mondo della finanza niente è impossibile. Un esempio ci aiuterà a capire meglio. Facciamo l'ipotesi di acquistare un Bund tedesco a 5 anni al prezzo di 110. Facciamo l'ipotesi che quel titolo paghi una cedola annua dell'1%. Avrò dunque speso 110 e il rendimento totale del mio investimento sarà 105 (100+1+1+1+1+1) somma pari al valore di rimborso più tutte le cedole dell'1% pagate nei cinque anni. In sostanza avrò una perdita di 5 che corrisponde (grosso modo) a un tasso annuo negativo del -1%.

Ma supponiamo anche che il prezzo di mercato di quel titolo che ho pagato 110 salga a 120, per effetto di una crisi improvvisa e della rincorsa verso gli attivi considerati più sicuri (flight to quality), come, appunto, il Bund. Ecco che il rendimento del titolo, che passa dal -1 al -2% (per effetto dell'aumento del suo prezzo di mercato) avrà generato per me che l'ho acquistato a 110 una forta plusvalenza se lo rivendo a 120. Quel "10" di guadagno (120-110), in questo esempio estremo e molto semplificato, mostra come, anche investendo in un titolo con rendimento negativo si può guadagnare. A patto che il rendimento di quell'obbligazione diventi ancora più negativo. Ovvero a patto che il prezzo di acquisto di quel titolo, che ho pagato a 110, salga ancora, addirittura fino al 120 dell'esempio. E l’ipotesi per cui ci possa essere una ulteriore "negativizzazione" dei rendimenti (e quindi un aumento delle quotazioni dei titoli già emessi) è tutt’altro che futuribile. E’ successo dopo la Brexit, e potrebbe accadere ancora.

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