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Sorpresa! Ritornano le banche online. E nella sfida alle tra... OF OSSERVATORIO FINANZIARIO

SOMMARIO

Sono una alternativa al classico conto corrente bancario. Offrono carte e servizi di pagamento spesso evoluti. E si gestiscono interamente da smartphone. In gergo tecnico si definiscono “challenger banks”. E stanno iniziando a diffondersi anche in Italia. Ecco chi sono. E quanto costano

Sorpresa! Ritornano le banche online. E nella sfida alle tradizionali finisce che...

In gergo tecnico si definiscono “challenger banks”. E nel mondo bancario e finanziario sono sicuramente uno dei trend topic del momento. Sono le neo-banks, cioè startup native digitali specializzate in prodotti finanziari altamente innovativi e prevalentemente basati sull’utilizzo della tecnologia, che hanno la particolarità di fornire servizi di base e semplici agli utenti del web.

Nate per la prima volta nel Regno Unito, dove sono ad oggi molto diffuse, le challenger banks hanno poi iniziato a estendere il loro raggio d’azione oltreconfine, arrivando a proporre prodotti e servizi in vari paesi europei, Italia inclusa. La definizione “challenger”, infatti, è stata scelta per indicare le piccole banche retail che competono direttamente con gli istituti di credito più consolidati del paese, talvolta specializzandosi in aree sottovalutate dal sistema bancario tradizionale. Ed è proprio questa loro caratteristica a segnare una differenza sostanziale con il mondo finanziario: di solito le neo-bank del web scelgono un comparto, un prodotto, un servizio specifico e specializzano il loro business intorno a questo segmento di mercato. Senza avere la pretesa di rispondere a ogni potenziale esigenza bancaria dei clienti retail tradizionali. Non solo: vantano anche un pricing concorrenziale, poiché non avendo filiali fisiche non risentono dei costi fissi di gestione tipici di una banca tradizionale.

In Europa, stando ai dati recentemente diffusi da DealRoom, società di ricerche specializzata nel tracciare le aziende tecnologiche più innovative, le challenger banks attualmente attive sono 49 (includendo anche alcune banche online di proprietà di grandi gruppi bancari, come Openbank del Gruppo spagnolo Santander). Di norma offrono un conto corrente di base e una carta di pagamento, rendendo disponibili anche servizi aggiuntivi per consentire la gestione del denaro direttamente via app. Dai budget famigliari, ai salvadanai per accantonare somme di spesa, ai trasferimenti transfrontalieri in diverse valute.

Ci sono poi banche specializzate solo nei servizi per le piccole e medie imprese, con prodotti che includono anche la gestione elettronica del processo di fatturazione. E poi le digital banks che puntano prevalentemente sul segmento del credito al consumo, e che offrono finanziamenti o mutui ai privati e non solo. Un esempio, molto famoso a livello internazionale, è Zopa: fondata a Londra nel 2005 è tra le piattaforme più famose del web specializzate nel peer-to-peer lending.

L’evoluzione delle prime challenger banks comparse sul mercato, complici anche gli ingenti round di finanziamento portati a termine nel corso degli anni, sta iniziando però a trasformare anche le banche del web. E dall’estero iniziano ad arrivare i primi esperimenti che spaziano in più ambiti del banking. Per esempio, Monzo, la banca digitale inglese fondata a Londra nel 2015, ha iniziato la sua operatività offrendo via app esclusivamente una carta prepagata da gestire con lo smartphone. Successivamente, una volta che sono state revocate le restrizioni alla licenza bancaria, nell'aprile 2017 è arrivato anche il primo conto corrente digitale. E ora, la new bank ha da poco annunciato l’avvio del servizio di richiesta da mobile anche di finanziamenti.

La startup, però, è anche un esempio emblematico dell’interesse di finanziatori e business angel nei confronti di questo particolare tipo di attività. Basti pensare che a dicembre 2018 Monzo aveva organizzato una campagna di crowdfunding con l’obiettivo di raccogliere 20 milioni di sterline. In meno di 3 ore dalla messa online del bando la fintech aveva già raggiunto una raccolta di quasi 18 milioni, arrivando all'obiettivo dichiarato di 20 milioni in poco più di due giorni. A giugno del 2019, poi, un nuovo round di finanziamento ha permesso alla società di raccogliere 113 milioni di sterline, arrivando ad una valutazione record di 2 miliardi.

Sebbene sia un fenomeno piuttosto recente, anche in Italia le prime challenger banks hanno iniziato ad affacciarsi. Ecco le principali.

N26
Acronimo di Number 26, è una fintech tedesca fondata a Berlino. Attiva anche in Italia da gennaio 2017, la banca diretta da luglio 2019 è approdata negli Stati Uniti e ha già annunciato l’intenzione di iniziare, a breve, ad operare anche in Brasile.

Il servizio offerto in Italia include conto corrente e carte di pagamento, da gestire completamente via mobile. Sono previste tre diverse tipologie di pricing. Il conto classico, di base, si chiama N26 e non ha canoni di abbonamento mensili. Include prelievi da ATM gratis in tutta l’area euro e pagamenti gratis in ogni valuta. Le operazioni a costo zero, online, compresi i bonifici, sono illimitate ed è inclusa, sempre gratuitamente, una carta di debito. Scegliendo i pacchetti You e Metal, invece, con canone rispettivamente pari a 9,90 euro e a 16,90 euro, si possono avere servizi extra come per esempio le polizze assicurative di Allianz. Oltre a offerte esclusive dei partner convenzionati. Solo Metal, invece, include un supporto clienti dedicato.

Tinaba
È stata lanciata nel 2016 dal fondo Sator di Matteo Arpe e si struttura come una piattaforma di pagamenti digitali. Si chiama Tinaba (acronimo di This is not a bank) ed è distribuita da Banca Profilo con la quale ha creato anche, nel 2018, un servizio di gestione patrimoniale basato su un robo-advisor e disponibile via app.
L’offerta include un conto a canone zero e una carta prepagata gratuita (che si ricarica sempre a costo zero). Sono a zero anche tutte le operazioni di bonifico, mentre resta a pagamento solo l’estratto conto cartaceo che richiede una commissione di 1,03 euro a invio.

Bunq
È olandese e ha sede ad Amsterdam la mobile bank Bunq, operativa dal 2015 e che nel 2017 ha reso disponibili i trasferimenti di denaro istantanei in tutta Europa. Il servizio, che include un conto di pagamento e almeno 3 carte collegate (nella versione base per privati) si attiva online o via app. E la principale particolarità è che consente di avere a disposizione conti in diverse valute per operare in tutta Europa. Il conto in versione Premium costa 95,88 euro, cioè 7,99 euro al mese e include 25 conti diversi, ciascuno con un suo Iban, oltre a 3 carte a scelta del cliente tra Maestro, Mastercard Debit e bunq Travel Card.

Revolut
Tra le più famose challenger bank made in UK vi è Revolut: una società finanziaria specializzata nei pagamenti transfrontalieri, e nata proprio per consentire ai clienti di prelevare denaro in 120 valute e di inviare fino a 29 valute direttamente dall'app, con commissioni ridotte e tassi di cambio più vantaggiosi rispetto all’offerta bancaria tradizionale. Fondata nel 2015 a Londra, Revolut è attualmente attiva in 31 paesi europei (Italia inclusa), negli Stati Uniti, in Australia e a Singapore. Ma sul sito, la società ha già annunciato (con un generico “prossimamente”) l’intenzione di sbarcare in Brasile, Canada, Hong Kong, Giappone e Nuova Zelanda.

La versione Standard include un conto corrente e la carta di pagamento, e ha canone mensile gratuito. Consente di fare spese in oltre 150 valute al tasso di cambio interbancario, e prevede la possibilità di inviare denaro in 29 valute sfruttando un tasso di cambio agevolato e con una tariffa flat fino a 6.000 euro al mese (oltre 0,50%). I prelievi di denaro contante all’Atm sono senza commissioni fino a 200 euro al mese (oltre è prevista una commissione del 2%). Mentre, per chi fa acquisti online, è inclusa a costo zero la possibilità di creare una carta virtuale.

Monese
Anche Monese è nata nel Regno Unito. Ma la sua storia è un po’ particolare. Il suo fondatore, Norris Koppel, era un imprenditore estone trasferitosi in UK che aveva la necessità di sottoscrivere un conto corrente. Ma la sua richiesta veniva continuamente respinta poiché non solo non aveva un indirizzo di residenza, ma non possedeva nemmeno una storia creditizia nel Regno Unito. Così, nel 2015, Koppel fondò Monese che si proponeva appunto di offrire funzionalità bancarie di base, senza escludere nessuna tipologia di cliente, indipendentemente dunque dalla loro residenza o storia creditizia.

A settembre del 2015 nacque dunque il primo conto corrente solo mobile, destinato al Regno Unito. Poi, è stata la volta di altri paesi europei, Italia inclusa. Il conto, che nei primi anni dalla messa online era completamente gratuito, oggi si caratterizza per varie tariffe flat. Scegliendo la base, con operatività ridotta, Simple, si ha un canone di 0 euro al mese che include una carta di debito contactless gratuita e bonifici online a costo zero.
Il prelievo di contanti presso ATM è gratuito, come nel caso di Revolut, fino a 200 euro al mese, mentre successivamente per le somme eccedenti è applicata una commissione del 2%. Gratuita anche la spesa con carta in valuta estera e fino a un massimale di 2000 euro (oltre è prevista una commissione del 2%). Mentre anche i trasferimenti in denaro sono a costo zero (e istantanei versi altri conti Monese). Ma prevedono una commissione minima di 2 euro per l’invio verso conti diversi da Monese.

» Leggi lo speciale completo e il confronto tra Challenger Banks e Traditional Banks



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